E’ lutto nella comunità dei padri cappuccini di Trento, di Venezia e del Nordest. Il Coronavirus si è portato via padre Gianpietro Vignandel, 46 anni, nato ad Annone Veneto nel territorio metropolitano di Venezia.
“Frate al servizio degli ultimi sempre accogliente, sorridente, allegro”, ricorda Nadia De Lazzari dell’associazione di volontariato Venezia Pesce di Pace che l’ha conosciuto a Trento. Nella città trentina gestiva tutti i giorni la “Mensa della provvidenza dei Cappuccini alla Cervara” dove gravitano oltre 130 bisognosi di ogni cultura e religione e oltre 400 volontari.
“Fra Tuck” o Frate “Gianpi”, un cuore generoso, aveva trascorso un lungo periodo, 14 anni, nel convento del Redentore a Venezia. Poi nel 2017 il trasferimento a Trento per aiutare il giovane priore, padre Massimo Lorandini, succeduto all’indimenticabile frate cappuccino Fabrizio Forti, il fondatore della mensa per i poveri e cappellano del carcere circondariale di Spini di Gardolo trovato privo di vita nella sua cella del convento (2016).
Padre Gianpietro, risultato positivo due settimane fa, era stato ricoverato in terapia intensiva all’Ospedale Santa Chiara di Trento; le sue condizioni si erano rapidamente aggravate da circa una settimana.
Il priore del convento Massimo Lorandini lo ricorda così: “Vogliamo ricordarlo per la sua bontà, accoglienza e capacità di ascolto. Vorei ricordarlo così come se stesse guardandoci dal cielo per proteggerci. Una preghiera per Gianpietro”.
L’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, ha manifestato personalmente la vicinanza della Chiesa locale ai frati cappuccini, in particolare del capoluogo, dove padre Giampietro coordinava l’attività della mensa dei poveri. “Voglio abbracciare fraternamente – sottolinea don Lauro – la famiglia cappuccina, in questi giorni così duramente provata e ora chiamata a piangere l’amato padre Giampietro. È una sofferenza che tocca tutta la nostra comunità diocesana, che in lui ha visto realizzarsi concretamente il Vangelo degli ultimi. Ora quel testimone passa a noi, chiamati a riempire il vuoto che lui ha lasciato. Se questa drammatica epidemia lo ha strappato prematuramente alla vita, non sarà mai in grado – aggiunge monsignor Tisi – di cancellarne l’esempio. Con la sua vita, sulle orme del Poverello d’Assisi, padre Giampietro ha tracciato un altro pezzo di quella strada che è via per l’eternità: la strada dell’amore e della gratuità”.
In convento si teme anche per un altro frate, 90 anni, che è in gravi condizioni.